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Pensavamo fosse immortale. Eppure Pippo ci ha beffato, portando via con sé un pezzo della nostra vita

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Qualcuno pensava fosse immortale, che non sarebbe mai arrivato questo giorno, quello dell’ultima serata. Invece è accaduto. Pippo Baudo è morto. Al secolo Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, nato il 7 giugno a Militello Val di Catania nel 1936. Tra il padre che desiderava un figlio avvocato, e il suo desiderio di spettacolo chi lo avrebbe mai detto che sarebbe nato un mito per la televisione italiana.

E’ stato lui a pronunciare per la prima volta “Perché Sanremo è Sanremo”, quello che sarebbe diventato lo slogan del Festival. E sì, è stato lui a fare del Festival un rito nazionale, un appuntamento imprescindibile per ogni italiano, da generazioni. Tredici le edizioni condotte da Baudo.

“L’ho inventato io!”, non solo il Festival così come oramai lo conosciamo, ma decine e decine di artisti, Perché Pippo nazionale aveva una visione e una lungimiranza che oggi in pochi hanno o possono sperare di avere. Nato prima della seconda guerra mondiale, Baudo ha attraversato la nascita dello Stato Italiano, la ricostruzione, il boom economico, la crisi che ne è seguita e poi gli sfavillanti e opulenti anni ’80. Per traghettarci negli anni ’90 fino al 2000 e oltre. Tra un Capodanno con trenino e una serata di varietà, attraverso il bianco e nero, i colori ovattati e le fantasie optical e le cascate di fiori della scalinata più vista del Paese.

Una voce roboante, riconoscibile e riconosciuta. Un’arroganza forte dei risultati incassati anno dopo anno fin da quel 1959, anno in cui l’Unione Sovietica lancia Luna 1, il primo oggetto costruito dall’uomo a fuoriuscire dall’orbita terrestre, aprendo una nuova era nell’esplorazione spaziale. Anno in cui gli Stati Uniti riconoscono ufficialmente il nuovo governo rivoluzionario cubano guidato da Fidel Castro, segnando un momento diplomatico cruciale nel contesto della Guerra Fredda. Anno in cui è stata ufficialmente istituita a Strasburgo, in Francia, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Anno in cui Papa Giovanni XXIII annunciò ufficialmente l’indizione del Concilio Vaticano II nella basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, un evento cruciale per la Chiesa cattolica, che aprì la strada a un significativo processo di riforma, modernizzazione e dialogo ecumenico. Anno in cui Domenico Modugno vince il Festival di Sanremo con la sua canzone ‘Piove (Ciao, ciao bambina)’. Anno in cui Aldo Moro viene eletto nuovo segretario politico della Democrazia Cristiana. Anno della morte di don Luigi Sturzo. Anno della fondazione della banca d’Italia. Anno in cui venne commercializzata Barbie. Anno del premio Nobel a Quasimodo e Segrè. Anno della prima trasmissione televisiva stereofonica: la rete televisiva ABC ha trasmesso il programma ‘Walt Disney Presents’ con ‘The Peter Tchaikovsky Story’, segnando un momento rivoluzionario nella tecnologia televisiva.

Anno in cui nasce il personaggio, quello che sarebbe diventato il Baudo nazionale.

Un tonfo al cuore per i millenials

Tra le tante generazioni che Pippo ha accompagnato, sono i millenials quelli che probabilmente questa sera hanno avuto di più il tonfo al cuore. Pippo Baudo fa parte, parte integrante, della vita di tutti i ragazzi nati dall’80 a metà degli anni ’90. Oggi uomini e donne che si avviano ai 50 anni, molti dei quali sono cresciuti con il mito della televisione sfarzosa, impostata. Come quello zio di famiglia che, si sa, sarà seduto alla tavola imbandita a festa, che romperà le scatole a tutti ma di cui nessuno potrebbe fare a meno.

Pippo, Pino e quel tentato suicidio dalla balconata dell’Ariston

E come dimenticare quell’edizione di Sanremo, la quarantacinquesima, quella in cui super Pippo riuscì a salvare un giovane dal tentativo di uccidersi. Una sera di febbraio, nel cuore degli anni ’90 – era il 95 – quando non c’erano alternative: il Festival irrompeva nelle case, tra i divani verde acqua, nelle cucine davanti a mamme e figlie con frangette rigonfie e uomini in tuta acetata accomodati in salotti ordinati dove tende e poltrone “indossavano” le stesse stoffe fantasiose. Quando tutta la famiglia vedeva la televisione insieme, lo spettacolo che mamma Rai regalava come fosse un piccolo galà a misura di italiano medio. E lui era lì, un essere mitologico, metà conduttore, metà divinità: un unico super Pippo Baudo. Un uomo irrompe in diretta fermando tutto. Si chiama Giuseppe Pagano, detto Pino, è bolognese, ha 38 anni. E soprattutto è disoccupato, motivo che lo starebbe inducendo ad un folle gesto. In bilico sulla balaustra, l’Italia in bilico con lui. Inizia il dialogo tra Pippo e Pino, pian piano Baudo si avvicina, parla con il giovane, lo rassicura, fino a quel forte abbraccio che lo riporta in sicurezza. Qualcuno poi dirà che tutto era stato inventato, lo stesso Pagano anni dopo scrisse una lettera in cui però scagionava Baudo: lui non sapeva nulla. Ma alla fine quello che rimane è quella sensazione di sicurezza, quell’abbraccio. E Giorgia che stravince Sanremo con la sua “Come Saprei”.

L’ultimo “giro” con uno sfavillante Chiambretti

L’ultimo Festival di Baudo nel 2008, già tante le cose destinate a cambiare, non più spettacolo ma spettacolarizzazione, non più famiglie sul divano, ma influencer e ospitate in tv. Tante le critiche per una conduzione ormai lontana dai dettami della società dei decenni addietro. A fianco di Pippo un inconfondibile Piero Chiambretti. I tempi iniziavano ad essere maturi per Baudo e il pubblico si avviava già verso un gusto più di apparenze che di contenuto e bon ton televisivo. E oggi sono tanti i giovani e giovanissimi che usando espressioni e gesti nati da lui, l’uomo che ha “inventato” buona parte di quella che noi chiamiamo televisione di Stato, non sanno chi e cosa abbia rappresentato Pippo Baudo per la storia della televisione italiana.

Tredici Festival: un unico, ineguagliabile, mattatore

Le vallette, gli ospiti internazionali, gli abiti da sera e lo sfarzo di fiori e luci. Tredici le edizioni targate Baudo.

  • 1968 – Prima volta di Baudo sul palco dell’Ariston, affiancato da Luisa Rivelli. Vincitori: Sergio Endrigo con Canzone per te (in coppia con Roberto Carlos).
  • 1984 – Con Edwige Fenech e Andrea Giordana. Vincitori: Al Bano e Romina Power con Ci sarà.
  • 1985 – Con Patrizia Rossetti. Vincitori: Ricchi e Poveri con Se m’innamoro.
  • 1987 – Con Loretta Goggi e Michele Placido. Vincitori: Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con Si può dare di più.
  • 1992 – Con Milva. Vincitore: Luca Barbarossa con Portami a ballare.
  • 1993 – Con Lorella Cuccarini. Vincitore: Enrico Ruggeri con Mistero. Nello stesso anno Laura Pausini vinse tra le nuove proposte con La Solitudine
  • 1994 – Con Anna Oxa. Vincitori: Aleandro Baldi e Francesca Alotta con Non amarmi.
  • 1995 – Con Claudio Lippi e Anna Falchi. Vincitrice: Giorgia con Come saprei.
  • 1996 – Con Sabrina Ferilli e Valeria Mazza. Vincitori: Ron e Tosca con Vorrei incontrarti fra cent’anni.
  • 2002 – Con Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere. Vincitori: Matia Bazar con Messaggio d’amore.
  • 2003 – Con Serena Autieri e Claudia Gerini. Vincitrice: Alexia con Per dire di no.
  • 2007 – Con Michelle Hunziker. Vincitore: Simone Cristicchi con Ti regalerò una rosa.
  • 2008 – Con Michelle Hunziker. Vincitori: Giò Di Tonno e Lola Ponce con Colpo di fulmine.

Dal 1984 al 1986 conduce tre edizioni di Fantastico, storico varietà del sabato sera di Rai 1, in cui tiene a battesimo showgirl come Lorella Cuccarini, Alessandra Martines (che molti poi adoreranno in Fantaghirò), Galyn Gorg e attori come Manlio Dovì, Tosca D’Aquino, Carlo Frisi, Nina Soldano, ballerini come Francesca Sposi e il mezzosoprano Cecilia Bartoli.

Dal 2010 in poi le sue apparizioni in televisione iniziano a diradarsi, testimone di un’epoca destinata a chiudersi per lasciare spazio al nuovo. La sua più che un’epoca è stata un’era, un’era che con la sua morte porta via una parte di ognuno di noi che con la sua voce forte e i suoi modi di fare un filino dittatoriali, siamo cresciuti al suono di “Taratatatatarà taratatatatarà taratatatatarà tatà, perchè Sanremo è Sanremo“. Eh sì, lo so che lo avete letto cantando. Buio.

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