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Un trattamento universale contro l'influenza?
Un plotone di anticorpi in un unico trattamento potrebbe un giorno scongiurare le forme più gravi di influenza nei pazienti più a rischio: per ora, ha saputo proteggere i topi da virus influenzali di tre diversi ceppi, prendendo di mira una regione che rimane immutata nei patogeni di questa famiglia di trasformisti. I risultati della sperimentazione sono stati pubblicati su Science Advances.. Un bersaglio mutevole. Le migliori armi che abbiamo contro l'influenza sono i vaccini antinfluenzali: stimolano la produzione di anticorpi neutralizzanti, che si legano in modo specifico alle strutture superficiali (antigeni) di un patogeno prima che questo possa infettare. I vaccini sono altamente efficaci, ma la loro produzione richiede molti mesi ed è ostacolata dal fatto che i virus dell'influenza tendono a mutare: acquisiscono cambiamenti nelle loro proteine superficiali che permettono di evadere l'immunità già acquisita nella popolazione e che indeboliscono l'efficacia dei vaccini.. Ecco perché i vaccini vengono aggiornati ad ogni nuova stagione influenzale, mentre si lavora per creare un vaccino universale, efficace contro tutti i ceppi di virus dell'influenza.. Un trattamento, non un vaccino. Il preparato studiato dagli scienziati del Jackson Laboratory for Genomic Medicine di Farmington (Connecticut) e dello The Scripps Research Institute di La Jolla (California) si basa invece su anticorpi non neutralizzanti, che non eliminano le capacità del virus di infettare ma potenziano la risposta all'infezione richiamando sul posto altre cellule immunitarie. L'obiettivo è quindi mettere a punto non un vaccino ma una terapia che impedisca che l'infezione peggiori e che possa diventare letale.. Nel "cocktail" antinfluenzale sono stati inseriti tre anticorpi che prendono di mira una proteina nel virus dell'influenza A in una regione chiamata M2e, essenziale al patogeno per replicarsi. Questo pezzo di virus resta praticamente invariato in tutti i ceppi.. Promettente nei topi. Il mix è stato testato in topi esposti a vari sottotipi di influenza A (uno dei tre tipi di influenza che infettano l'uomo): due ceppi di H1N1, incluso quello che causò la pandemia di influenza suina nel 2009 e che ha dato origine al ceppo attualmente circolante di H1N1; l'H5N1, che sta causando l'epidemia di influenza aviaria negli uccelli, nei mammiferi selvatici e nei bovini degli Stati Uniti, e l'H7N9, che infetta principalmente gli uccelli ma anche l'uomo che è stato esposto a pennuti infetti. . Gli anticorpi hanno ridotto la gravità della malattia e la quantità di virus nei polmoni degli animali contagiati, e migliorato la sopravvivenza anche degli animali immunocompromessi. Quella all'H7N9, un virus che può risultare letale, è stata totale quando l'antivirale è stato assunto tre giorni dopo l'infezione, del 70% se assunto il quarto giorno e del 60% se assunto il quinto giorno.
Anche dopo 24 giorni dalla somministrazione, i virus dell'influenza esposti agli anticorpi non erano mutati: per riuscire a sfuggire alla terapia i patogeni dovrebbero riuscire a svicolarsi da tre diversi tipi di anticorpi, che funzionano in modo leggermente diverso.. È la prima volta che un trattamento antivirale dimostra un'efficacia così ampia contro il virus dell'influenza. Ora però andrà verificato se il mix di anticorpi sia altrettanto protettivo sull'uomo. Al di là della composizione specifica, lo studio fa sperare che, in futuro, si possa arrivare a un presidio antinfluenzale da affiancare ai vaccini, e somministrare alle fasce più a rischio di influenza grave..