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Cassino (FR) – Addio a Marino Viola, l’amico solare, garbato e accogliente

Una chiesa colma di giovani in t-shirt nera per manifestare il proprio lutto. Al funerale di Marino Viola si è pianto tanto. Perché è difficile dire addio ad una persona che tutti hanno amato e stimato e che, a 51 anni, ha trovato la morte in auto, in un incidente sulla superstrada Cassino-Sora in una mattina come tante che avrebbe, come sempre, affrontato con la giusta carica di energia.

I funerali che si sono svolti oggi a Cassino, hanno reso onore a Marino Viola marito, padre, cognato, amico. E prima ancora, figlio. Lacrime su lacrime tra chi lo ha atteso in piazza Diamare e chi ha gremito, in ogni ordine di posti e in piedi in ogni angolo, nella chiesa di Sant’Antonio.

 

Non deve essere stato facile per il parroco, Don Benedetto Minchella, pronunciare parole di conforto per i familiari e gli amici. Proprio lui che con Marino ha condiviso i banchi delle scuole elementari e delle medie. E che ha benedetto i sacramenti di tutta la famiglia negli appuntamenti più importanti della vita matrimoniale e genitoriale.

“Mitezza, compostezza, equilibrio, sorriso garbato, capacità di saper dimostrare amicizia a tutti. Questo era Marino – ha sottolineato don Benedetto -. La sua morte ci ha sconvolto. Perché quello che è accaduto a lui ci dimostra che tutto può finire in una frazione di secondo, all’improvviso. E spesso a lasciarci così sono proprio le persone più capaci di accoglienza e comprensione. Ci saranno momenti di sguardi a terra, pieni di lacrime. Ma dovremo saper guardare in alto.

Grazie, Marino, per quello che sei stato in mezzo a noi. Per la tua semplicità e schiettezza, per la tua capacità di essere amico di tutti”.

Era una persona speciale, che tutti amavano e stimavano per le sue doti umane e professionali. Manager della Burgo di Sora, sapeva fare del bene ‘in silenzio’. Senza clamore. Lo ha ricordato una delle cognate, che nel prendere la parola al termine della funzione religiosa ha evidenziato come questa perdita sia intollerabile. Perché Marino era “troppo vivo, troppo presente, troppo pieno di energia. Per lui ogni occasione era buona per vivere, condividere, stare insieme.
Il suo era un modo unico di essere presente”.

Lascia un vuoto perché capace di stemperare tutto con una battuta, di coinvolgere e riempire di vitalità ogni occasione, ogni momento di svago.

Il cognato Cristian nella sua lettera ha descritto l’angoscia e la disperazione del momento in cui ha appreso la terribile notizia. E quella necessità di andare sul luogo in cui Marino ha perso la vita. Un modo per sentirlo, per l’ultima volta, accanto a sé. Testimonianze strazianti che hanno colpito profondamente e che hanno fatto prendete un impegno collettivo: non lasciare soli i familiari, in particolare la moglie e i due figli.

Ma c’è anche un altro impegno da prendere e riguarda la messa in sicurezza della  superstrada; un’arteria che già troppo dolore ha portato in tante famiglie.

Simone Pagano 

 

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