Radio Cassino

Roma – Omicidio Mollicone, sentenza dell’appello bis in primavera. Si riparte da testimoni e consulenze

Si è chiusa alle 13.30 di oggi la prima, movimentata udienza del processo d’appello bis per l’omicidio di Serena Mollicone. Il 19 novembre, come ha sottolineato il presidente della Corte d’Assise d’Appello della terza sezione, Galileo D’Agostino, si saprà quanti e quali tra i 60 testi proposti saranno stati selezionati. E intanto, è già sicuro che i lavori avranno una cadenza fissa di due-tre udienze al mese per poter giungere alla sentenza in primavera. Il pg Deborah Landolfi ha chiesto ai giudici che venga ascoltato Gabriele Tersigni, il carabiniere che raccolse le confidenze di Santino Tuzi e che nei primi due giudizi non è stato mai ascoltato. Richiesta rinnovata anche dalla parte civile, l’avvocato Sandro Salera presente con il collega Anthoy Iafrate e il criminologo David Mario Arciero. E proprio intorno alla figura del brigadiere suicida ci sono molti punti da chiarire. Sarà ascoltata anche la figlia, Maria Tuzi.

Aula affollata, soprattutto delle parti civili (la sorella di Serena, Consuelo Mollicone, lo zio Antonio Mollicone, la cugina Gaia Fraioli, la figlia di Santino Tuzi, Maria) ma assenti gli imputati, Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. E proprio quest’ultimo, affiancato dal criminologo e portavoce della difesa, il criminologo Carmelo Lavorino, questa sera ha partecipato alla trasmissione Ignoto X condotta da Pino Rinaldi su La 7. Una partecipazione insolita, perché da tempo Marco Mottola e il padre non rilasciano interviste.

Presenti in aula anche le attiviste del Telefono Rosa di Frosinone con le magliette dallo slogan “Stop violenza sulle donne”. Tra il pubblico anche Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi nel 2018, che ha dichiarato: “Sono qui per solidarietà. Vogliamo creare una rete di sostegno tra famiglie colpite da crimini violenti”.

La procura generale ha chiesto che vengano acquisite «le intercettazioni, una ambientale e una telefonica, su conversazioni tra Da Fonseca e Venticinque e disporre perizia per la trascrizione. Una registrazione allora fatta su una cassetta e che per questo non può essere fatta riascoltare».

Chiesta anche una nuova perizia sul foro presente nella porta dell’alloggio della caserma dei carabinieri di Arce che è stata individuata dall’accusa come l’arma del delitto, il punto su cui avrebbe sbattuto il capo l’allora 18enne Serena entrata in caserma e mai più uscita il 1 giugno del 2001 come aveva dichiarato Santino Tuzi. In primo grado l’ex comandante Mottola dichiarò che quel foro lo aveva causato lui con un pugno durante un litigio con il figlio.

Agguerriti e pronti a dare battaglia per difendere i loro assistiti gli avvocati Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Enrico Meta, Fabio Quadrini unitamente ai loro consulenti. Da loro è arrivata la richiesta di ascoltare come testi Quatrale e Suprano, ex imputati.

 

 

 

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