
Radio Cassino
Villa Latina (FR) – Omicidio Tortolani, mostrati in aula il coltello e i bastoni
mercoledì 05 novembre 2025
I reperti portati in aula e, dopo un’attenta operazione per evitare contaminazioni, disposti sul tavolo al centro dell’aula di corte d’assise di Cassino. Lì dove si sta celebrando il processo in primo grado per l’omicidio di Antonio Tortolani avvenuto a Villa Latina (FR) il 19 maggio 2024. L’imputato, Luca Agostino, osserva anche lui quegli oggetti: il coltello con 10 cm di lama e due bastoni di legno. E sostiene dinanzi al presidente della corte, Lucio Aschettino, che ne manca uno: il manico di una pala con cui sarebbe stato colpito.
Questo allestimento di reperti è stato uno dei punti focali dell’udienza di mercoledì 5 novembre, durante la quale hanno deposto due testi del pm Chiara Fioranelli: la tossicologa ed il medico legale. Ma ha anche rilasciato dichiarazioni spontanee l’imputato 43enne, sostenendo di non aver voluto dare intenzionalmente nessun colpo, sebbene avrebbe potuto farlo, in particolare quando lui e Tortolani erano caduti, durante la colluttazione, su uno stendino per i panni.
Come sostenuto altre volte, si preoccupava che il fratello potesse tornare nel locale dove si era verificato l’episodio con la fidanzata e arrivare alle mani con la vittima: per questo era andato sotto casa. Per un chiarimento, dice lui, ma gli erano state messe subito le mani al collo.
Nel corso dell’esame dei testimoni del pm, numerose sono state le domande rivolte in particolare dalla difesa di Agostino, gli avvocati Beniamino Di Bona ed Enrico Maria Gallinaro. Puntano a dimostrare in dibattimento che non si sia trattato di un omicidio volontario per futili motivi ma di un delitto preterintenzionale. Per questo motivo si è voluta approfondire con la tossicologa l’incidenza, sull’emorragia massiva subita da Tortolani, della presenza nel sangue della vittima sia di cocaina che di alcool. Due sostanze che incidono in maniera opposta, visto che lo stupefacente è un vasocostrittore al contrario dell’alcool. E secondo la professionista, aver somministrato al paziente in ambulanza il Narcan (che agisce su oppioidi ed eroina) sarebbe stato ininfluente. Inutile, invece, ha rimarcato Di Bona. La questione è stata liquidata a colpi di sinonimi.
Più complessa e articolata, invece, la questione della verifica, in sede di autopsia, della profondità delle ferite riscontrate sul corpo della vittima, in particolare se il coltello abbia intaccato la pleura o anche il polmone. Il medico legale Gabriele Margiotta è stato chiamato anche a rispondere per comprendere se quell’emorragia patita da Tortolani fosse inarrestabile. A quanto pare, no. Se fosse stato più vicino ad un presidio ospedaliero, avrebbe avuto possibilità di salvarsi. Nessun commento sulle modalità dei soccorsi avvenuti in casa e proseguiti in ambulanza dopo un ‘rendez vous’ con un’automedica per poi raggiungere il Santissima Trinità di Sora. Tutte circostanze che nella precedente udienza sono state ampiamente illustrate dai soccorritori intervenuti quella sera nell’appartamento in cui la vittima era ancora cosciente.
Prosegue, così dunque, a cadenza ravvicinata, la battaglia legale in aula dove, nella prossima udienza del 21 novembre, sfileranno sei testi delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Paolo Marandola e Vittorio Salera, Michelangelo Montesano Cancellara, Alessandro Montesano Cancellara, Marcello Panzini e Carmine Cervi.
Ri.Ca.
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