Cassino Notizie
Totò, Peppino e la ZES: la malalettera del Sindaco Salera
Carta, calamaio e penna: potrebbe essere iniziata così la recente lettera del sindaco di Cassino, Enzo Salera, indirizzata alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla vicenda della ZES (Zona Economica Speciale) negata al Cassinate. Nel leggere la missiva viene spontaneo immaginare Totò che detta e Peppino che scrive, come nella celebre scena di “Totò, Peppino e la… malafemmena”. L’appello di Salera, nato per una causa serissima – chiedere l’inclusione del Lazio meridionale nelle agevolazioni della ZES – finisce però per strappare un sorriso involontario al lettore. Il motivo? Una sintassi contorta e una struttura così confusionaria da sembrare un omaggio (inconsapevole) alla famosa “lettera dei fratelli Caponi”.
Già l’incipit della lettera fa drizzare le antenne linguistiche: «nella mia qualità di Presidente della Consulta dei Sindaci del Lazio Meridionale, vengo a rappresentarLe quanto emerso… riguardo all’esclusione del nostro territorio dalle ZES, le Zone Economiche Speciali. Dalla Consulta è emersa, unanime e profonda, la preoccupazione per le prospettive future di sviluppo economico ed industriale di questo territorio che già soffre, oltremodo, una generale, prolungata congiuntura economica, acuita dalla grave crisi del settore automotive dello stabilimento Stellantis e del suo vasto indotto» . Il periodo è lungo e densissimo, carico di subordinate e incisi, tanto che chi legge deve riprendere fiato (e filo del discorso) più volte. Sembra quasi di sentire Totò esclamare al fratello: “Scusate se sono poche, ma settecentomila lire; abbondiamo! Punto! Due punti!! Abbondandis in abbondandum” .
Tra virgole impazzite e citazioni involontarie
Nella lettera di Salera le virgole abbondano – sono una quarantina circa – come fossero condite “con l’insalata”, per citare un’esilarante incomprensione di Peppino . Ci si imbatte perfino in virgolette misteriose, ad esempio quando il sindaco scrive che il Lazio meridionale resta escluso dalla ZES pur essendo «“accerchiato geograficamente” da territori di maggior attrattività» . Quelle virgolette paiono strizzare l’occhio alla celebre lettera di Totò e Peppino: i fratelli Caponi avrebbero chiosato che il territorio è circondato “come voi ben sapete” da regioni più fortunate, e che “quest’anno c’è stata una grande morìa delle ZES” a sfavore del Cassinate, proprio come nel film lamentavano “la grande moria delle vacche” .
Anche la struttura narrativa del testo di Salera ricorda una sceneggiatura comica. Si passa da un’idea all’altra senza soluzione di continuità: crisi dell’automotive, cassa integrazione, investimenti in Campania, PIL di Marche e Umbria – tutto in un unico calderone lessicale. In un passaggio il sindaco elenca i problemi con tale enfasi da riecheggiare il farraginoso “che gli zii che siamo noi medesimo di persona…” del film. E quando Salera conclude ricordando che il PIL e l’occupazione delle regioni vicine sono «decisamente superiori a quelli nostri» , l’orecchio attento coglie un italiano un po’ sgangherato, lo stesso effetto storto di frasi come “il giovanotto è studente che studia che si deve prendere una laura”. Insomma, nella maldestra sintassi del sindaco riecheggiano i tic linguistici dei personaggi di Totò e Peppino, tra ripetizioni involontarie e costruzioni zoppicanti.
Quell’intestazione scritta a mano in… rosa
“Signora presidente del Consiglio”, così si legge nella missiva. Una sola frase, scritta a mano, a penna. Una scelta informale che “cozza” con il valore altamente istituzionale della lettera e del suo importante contenuto. Inoltre quel “Signora” stona parecchio proprio in virtù della ben nota posizione contraria della Meloni riguardo questi femminilismi, in effetti non presenti in Costituzione. Fu proprio lei infatti, nella firma della prima nota stampa da Premier, a usare l’articolo maschile: il Presidente del Consiglio. Non lasciando spazio a ulteriori dubbi.
Il gruppo rimane a terra mentre la barca è già salpata
L’allarme Zes arrivato quando la “barca è già a largo”. Sì, perché la questione Zes affonda le radici in tempi più lontani del 4 agosto, quando cioè sono state inserite le regioni Marche e Umbria. Da tempo si conoscono le reali situazioni catastrofiche del territorio riguardo l’indotto, l’automotive e tutto il comparto industriale. Una mannaia che ha piegato imprese, economia, commercio e tessuto sociale del territorio. Il decreto legge n. 124/2023 ha istituito, a partire dal 1° gennaio 2024, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno – “ZES unica” che comprende i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e che sostituisce le attuali Zone economiche speciali frammentate in 8 diverse strutture amministrative. E già allora qualcuno avrebbe dovuto “annusare” i risvolti negativi per il territorio. Fin da allora sarebbe stato giusto scrivere, chiedere incontri e invitare il presidente del Consiglio, i Ministri, i vertici governativi davanti ai cancelli di Stellantis. Reiterare l’invito così da dover necessariamente ottenere una risposta. Coinvolgere in maniera trasversale e forte la politica e i lavoratori. Alzare i toni. Ma i mesi sono trascorsi nel silenzio di tutti, tra qualche incontro della Consulta dei sindaci del Lazio Meridionale e qualche intervento pubblico random. La crisi non era passata, anzi si è radicata sempre di più. Oggi, agosto 2025, il territorio resta ancora fuori dalla Zes. Quando parliamo di territorio bisogna tenere presente che si parla di persone, tante, di imprenditori, di famiglie e di migliaia di realtà che compongono il tessuto socio economico del Cassinate. Non è un’area astratta su una cartina. I villeggianti sono rimasti a terra mentre la barca è salpata, forse speravano che l’equipaggio li avrebbe aspettati ma hanno commesso un errore. Sicuramente di valutazione.
Satira e rispetto: la forma conta (anche in Comune)
Naturalmente, il paragone con Totò e Peppino è una licenza satirica. Nessuno pretende che il sindaco Salera volesse emulare i comici volutamente. Il problema, semmai, è proprio l’involontarietà: un documento ufficiale destinato addirittura alla Presidenza del Consiglio avrebbe meritato ben altra cura formale e chiarezza espositiva. “Salutandovi indistintamente”, per dirla con i fratelli Caponi , ci permettiamo di suggerire che la prossima volta sia opportuno far leggere l’appello a un revisore, senza nulla a pretendere, giusto per evitare di trasformare un serio grido d’allarme in una scenetta da commedia. In fondo, come insegna Totò, “noi siamo uomini di mondo” e capiamo l’importanza della sostanza; ma in un testo istituzionale conta anche la forma, sennò il rischio è che a rimanere impressa sia solo la comicità involontaria. E Cassino, per ottenere la ZES, ha bisogno di attenzione e rispetto – magari con meno risate e più chiarezza.
Clicca qui per leggere ulteriori notizie