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Ostetricia e Ginecologia, rischio accorpamento con Sora. Un’ipotesi che fa tremare

martedì 09 dicembre 2025

3 MIN

di Paola E. Polidoro – Una voce di corridoio che sembra farsi sempre più insistente è quella di un accorpamento tra il reparto di Cassino e quello di Sora. In pratica, si tratterebbe di chiudere il punto nascita del Santa Scolastica. Sicuramente qualcosa non torna, considerato che proprio il nosocomio cassinate ha registrato un incremento di nascite collocandosi proprio dopo l’ospedale di Frosinone. E che il reparto ha da poche settimane inaugurato al piano terra dell’ospedale della città martire – prima realtà del genere in provincia – un pit stop per l’allattamento dedicato alle mamme che si trovano in ospedale per visite, analisi o esami diagnostici.

E’ vero che purtroppo il reparto di Ostetricia e Ginecologia, così come altri reparti, soffre di mancanza di personale. Una piaga che si registra a macchia di leopardo un po’ in diverse realtà sanitarie del Santa Scolastica. Ma è anche vero che, nell’ipotesi che rimbalza da un corridoio all’altro, ipotesi che è uscita dalle mura dell’ospedale, chiudere il punto nascita a Cassino significherebbe creare una voragine sanitaria per tutto il territorio. Basti pensare alle donne che hanno esigenze delle cure di questo reparto e che arrivano da San Vittore, da San Pietro, ma anche da Coreno o Esperia, da Vallerotonda o dai numerosi borghi che insistono nel sud della provincia.

La distanza tra Frosinone e Sora dovrebbe imporre, se si dovesse valutare l’area di riferimento, una più facile chiusura di reparti che si trovano a poco più di 27 chilometri di distanza (Frosinone- Sora) rispetto a 39 chilometri (Cassino-Sora) o ancora 55 chilometri (Cassino-Frosinone). Anche se, in realtà, sarebbe corretto rispettare tutti gli utenti di un territorio così vasto come quello servito dalle tre strutture permettendo a tutte le donne e alle future mamme di poter vivere serenamente. Una scelta del genere, al contrario, renderebbe molto più facile quel turismo sanitario con le donne costrette a spostarsi inevitabilmente verso la capitale, dove i numeri e i tempi di attesa sono da capogiro. Fu proprio il presidente della Regione, Rocca, a dichiarare lo scorso giugno “L’obiettivo è migliorare la medicina del territorio”.

Per non parlare del personale che ruota intorno a un reparto del genere che sarebbe costretto al trasferimento. Insomma non solo un disastro a livello sanitario, anche una piaga occupazionale.

Ma per garantire i servizi e far valere i diritti del territorio è necessario che la politica scenda in campo, compatta e con una visione comune. Proprio quella politica che ha l’obbligo e la responsabilità di porre al centro le esigenze degli utenti. Gli amministratori che siedono ala guida della città e che hanno preso un impegno serio nei confronti di tutti, non solo dell’elettore “noto”. Una politica presente ai tagli del nastro, agli eventi e agli incontri istituzionali, sempre troppo distante dalla gente. Una politica che da tempo cammina su strade parallele per poi farsi sentire solo quando la situazione è al collasso o quando le decisioni diventano irrevocabili. Una scelta che sembra dettata dall’indifferenza, che appare invece paradossale e incoerente. Questo non solo in ambito sanitario.

E’ necessario difendere quello che già è presente sul territorio e combattere per avere ulteriori servizi e possibilità. E la sanità è una priorità di cui tutti possono avere bisogno. E’ bene che chi siede negli scranni della democrazia lo tenga sempre presente.

Con la speranza che l’ipotesi di accorpamento o chiusura del reparto resti solo un gossip da corridoio di quelli inutili e sbagliati, ci auguriamo che siano ancora molti i bimbi a “nascere sotto l’abbazia”. E se nel 2024 sono stati oltre 430 quest’anno con ben 370 nascite nei primi nove mesi, si punta a toccare il tetto dei 500. E forse anche di più.

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