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Yrelis Peña Santana, 14 anni al giovane che uccise la donna
Non sarà ergastolo. Di Carlo, il ventottenne che uccise la giovane dominicana, dovrà scontare 14 anni. Gli è stata riconosciuta la semi infermità mentale.
La ragazza fu trovata morta nel suo appartamento. La scena che le forze dell’ordine si trovarono di fronte nella casa di via Pascoli fu analizzata a lungo, per giorni continuarono i sopralluoghi. La notizia della sua morte, l’efferatezza, e la giovane età delle persone coinvolte tenne a lungo dibattito in città. Nel quartiere dove avvenne l’omicidio in pochi ricordavano la donna, arrivata a Cassino da poche settimane. Era arrivata da Genova e aveva solo 34 anni. Il suo corpo martoriato dai fendenti fu trovato un sabato di maggio, il 27 maggio del 2023. Una giornata di primavera che sconvolse il territorio. Nessun segno di effrazione, la donna era in abbigliamento da casa, subito apparve chiaro che la dominicana aveva aperto al suo assassino.
Le indagini portarono al giovane Di Carlo, che all’epoca dei fatti aveva 26 anni.
E oggi, in tarda mattinata, è arrivata la sentenza di primo grado della Corte di assise di Cassino al termine dell’ultima udienza. Per l’imputato erano stati richiesti 24 anni, ma gli è stata riconosciuta la semi infermità mentale.
In aula la madre di Yrelis che entrando in Tribunale aveva detto: “Non vendetta, ma giustizia”, dopo aver sentito la sentenza ha dichiarato amareggiata “Siamo delusi, ci sono due bambini che non hanno più la madre”. Composta e addolorata, una madre, una nonna. Una donna che convive con una ferita che non si rimargina, la perdita di sua figlia. In aula presente anche l’ambasciatore della Repubblica Dominicana.
Il collegio, presieduto dal giudice Claudio Marcopido, ha valutato le richieste dell’accusa, formulate dal pm Alfredo Mattei, che ritiene ci sia la “piena colpevolezza” dell’imputato in ordine al delitto. Nella requisitoria del 16 giugno scorso, il pm aveva sostenuto che “l’autore del delitto non può che essere Sandro Di Carlo”. Il quale in preda a un raptus di “violenza selvaggia” avrebbe prima «stordito la vittima» e poi l’avrebbe freddata con “quattro coltellate”. Per l’accusa le tracce di sangue e il dna collocano il giovane sulla scena del delitto. La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Sandro Salera e Alfredo Germani, sostiene, sulla scorte delle conclusioni dei propri consulenti che il Di Carlo non è imputabile, perché al momento del fatto non era lucido: “La personalità borderline di tipo B, associata all’assunzione di alcol, lo porta fuori controllo”.
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